Già Croce si era espresso in tal senso, quando ministro della Pubblica Istruzione, aveva dichiarato: “il pregiudizio è che il beneficio derivante dall’istruzione sia tanto maggiore quanto più grande sia il numero degli iscritti … Io non credo, e non credono con me quanti hanno dato alla scuola opera e affetto, che giovi il maggior numero di discenti; bensì la migliore qualità e attitudine di questi. Non tanto è bene gittare molti semi, quanto l’assicurarsi che la terra che li raccoglie abbia gli alimenti per far nascere e prosperare le piante. Diremo che la presenza di tali giovani nelle scuole arrechi utilità al paese? O non diremo piuttosto che dal non aver eliminato costoro derivi un grave danno all’erario costretto a sopportare spese che non recano frutti, un danno grave alla scuola in cui l’insegnante deve abbassare il suo insegnamento al loro livello, con danno dei migliori e più adatti? […] i discenti sia a mano a mano prescelti con più severa selezione, in modo da riunire nelle nostre scuole quanto di meglio è nella gioventù studiosa ”. B. Croce, Le riforme degli esami e la sistemazione delle scuole medie, Firenze, La Voce, 1921, pp.67-68.